Cicliste per caso. L'Italia in bici sulle tracce di Alfonsina Strada by Silvia Gottardi & Linda Ronzoni

Cicliste per caso. L'Italia in bici sulle tracce di Alfonsina Strada by Silvia Gottardi & Linda Ronzoni

autore:Silvia Gottardi & Linda Ronzoni [Gottardi, Silvia & Ronzoni, Linda]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Cycling, Sports & Recreation, Silvia Gottardi; Linda Ronzoni; Cicliste per caso; Ediciclo; ciclismo; Alfonsina Strada; bicicletta; libertà; emancipazione; emancipazione femminile;, Travel, Social Science, Essays & Travelogues, Women's Studies
ISBN: 9788865493618
Google: _qxozgEACAAJ
editore: Ediciclo
pubblicato: 2021-04-15T16:20:55+00:00


Isabella Dalla Ragione [L’Aquila-Città di Castello 188 km]

«Scusatemi, ho fatto tardi che sono andata a prendere il nuovo gallo: ecco, lui è Guglielmo! Quello di prima era già stato ferito e poi me l’ha ucciso una volpe. Si chiamava Riccardo, Riccardo cuor di leone».

Io e Silvia ci stiamo dondolando sull’amaca davanti a casa di Isabella, sono un po’ in ritardo, ci ha scritto su WhatsApp, e noi ne approfittiamo per una pausa all’ombra, con un venticello che allevia l’afa che ci attanaglia da giorni. Siamo partite alle cinque da Assisi, un uomo col sonno leggero si è affacciato alla finestra mentre caricavamo i bagagli sulle bici, nella luce gialla dei lampioni di una città ancora tutta addormentata. La bellezza di pedalare in una città medievale quando è ancora notte e tutto è silenzioso è proprio irreale; l’aria fresca sembra un miracolo ed è bello anche avere la pelle d’oca sulle braccia e sulle gambe dopo i trentotto gradi di ieri. Sono i momenti in cui viaggiare con la bici ci fa sentire privilegiate, con la fortuna inaspettata di poter godere di una visione privata della bellezza, dei piccoli rumori delle ruote sui ciottoli, di un’Assisi segreta che si palesa inaspettatamente solo per noi. Ci srotoliamo nella spirale di vie che conducono alla porta d’ingresso e pensiamo che le città andrebbero sempre viste così.

Isabella ha un nome e un cognome bellissimi che sembrano usciti da un quadro del Quattrocento come una mela muso di bue: Isabella Dalla Ragione. Suo padre Livio era un pittore amico di Cagli e ha comprato la Pieve negli anni Sessanta. Siamo seduti nel soggiorno sommerse da oggetti, libri, quadri, fotografie. «Mio padre ha cominciato a recuperare tutto: oggetti, mobili, attrezzi e poi anche le piante».

Siamo a due passi da Città di Castello, poco distanti dalla strada statale da cui siamo arrivate con le nostre bici maledicendo la salita irta e sterrata, ma ora ci godiamo questa bolla fuori dal mondo, in un altro luogo e in un altro tempo.

«Negli anni Settanta le valli sono state devastate e le colline abbandonate, i mezzadri poveri e sfruttati prima di andarsene hanno tagliato tutte le piante e mio padre è andato in giro a parlare con tutti i contadini che avevano memoria delle piante andate perdute per recuperarle e piantarle nel suo frutteto. Io ero una bambina e sono diventata agronoma per quella passione che mi ha tramandato il mi babbo».

E allora Isabella prosegue il lavoro del padre, mette in piedi una fondazione e la chiama Archelogia Arborea, crea un frutteto per dare un luogo e una nuova vita a queste piante dimenticate e neglette, continua a camminare infaticabile nei boschi, negli orti dei monasteri, nei giardini parrocchiali, spingendosi sempre più lontana alla ricerca di piante da strappare all’anonimato. Camminiamo nel suo frutteto, seguite dai gatti e dalle galline, leggendo le targhette coi nomi: pera marzola, fico permaloso, susina scosciamonaca, mela culdisomaro: ci sono quattrocento esemplari di diverse specie tra melo, pero, ciliegio, susino, fico, mandorlo, nespolo, melo cotogno.

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